3830 recensioni a vostra disposizione!
   
 

THE AMERICAN Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 20 settembre 2010
 
di Anton Corbjin, con George Clooney, Violante Placido, Thekla Reuten, Paolo Bonacelli, Bruce Altman (Stati Uniti, 2010)
 
Previsto quale film d'apertura della recente Mostra di Venezia ed in seguito escluso dalla selezione, del film tratto dal romanzo di Martin Booth A Very private Gentleman ci si è occupati finora a causa dell'uscita di George Clooney, anima della pellicola, produttore, probabilmente finanziatore, oltre che protagonista di costante presenza: “Esclusi? Si vede che a Venezia mi hanno visto fin troppo spesso negli ultimi anni…”.

Ora, eccoci finalmente a ragionare su un film segnato anche da un'altra presenza, quella del regista Anton Corbjin. Non necessariamente un mestierante al pedissequo servizio della star. Ma, scusando l'autocitazione a proposito del suo primo CONTROL del 2007, un “autore di un bianco e nero sontuosamente contrastato, dalle inquadrature che organizzano perfettamente ogni settore dello schermo largo, uno sguardo penetrante sull'intimità, quando la discrezione sfuma nella solitudine”. Ad onore del vero, pur aggiungevo: “Un distacco estetico che tradisce le origini di fotografo di scena e conferisce al film una sua forza più che dignitosa; peccato che, nel suo procedere, la sceneggiatura finisca per concentrarsi essenzialmente sugli alti e bassi delle relazioni sentimentali. Relativizzando cosi l'introspezione meno banalmente esistenziale del film”.

Ciò che colpisce allora in questo suo racconto di un killer in fase di stanca che si rifugia in un seducentissimo villaggio fra i monti dell'Abruzzo nella speranza di far perdere le proprie tracce, è proprio il parallelismo fra le due pellicole. Non di certo nei contenuti (là si trattava della biografia di Ian Curtis, leader dei Joy Division che nel 1973 si suicidò all'età di 23 anni), ma in ciò che veramente conta ai fini di un risultato, la qualità dello sguardo, il modo di dire, la possibilità di significare. Ci si accorge insomma come in due film in apparenza estranei, una biografia musicale e un thriller, le cose vadano a finire esattamente allo stesso modo.

La solitudine del protagonista (che un Clooney più trasandato del solito nell'aspetto interpreta con la consueta, impeccabile aderenza) è tradotta dapprima con uno stile assolutamente adeguato: l'uso dei primissimi piani nei tempi dilatati all'estremo (non a caso è di Sergio Leone la sequenza che appare su un teleschermo), la contemplazione di sfondi paesaggistici magnifici nei quali è introdotta l'esasperata lentezza dell'azione, tutta una grafia alla ricerca di una dimensione cosmica, dai ciottoli del villaggio alla geometria delle vie di comunicazione, su fino alle vette confuse nelle nuvole, nell'intento di conferire universalità ed eternità al dramma.

Tutto ammirevole; cosi come prendersi una cotta per la giovane prostituta, minacciando cosi il buon esito del processo di fuga, oltre che di eventuale redenzione in atto. Ma a illanguidirsi non è solo il nostro: con lui è la progressione drammatica a svanire, l'identificazione dello spettatore in uno sfondo che si fa sempre più pretestuoso. Peggio, la credibilità; come in quel finale ricalcato sui classici del genere.


   Il film in Internet (Google)

Per informazioni o commenti: info@films*TOGLIEREQUESTO*elezione.ch

 
Elenco in ordine


Ricerca






capolavoro


da vedere assolutamente


da vedere


da vedere eventualmente


da evitare

© Copyright Fabio Fumagalli 2024 
P NON DEFINITO  Modifica la scheda